Mentre Mario Monti si avvia verso la porta che, essendo girevole, dovrebbe farlo rientrare immediatamente nel gioco degli organigrammi prossimi futuri, i sondaggisti accreditano il Berlusconi sfasciagoverno (nella metafora, “il sole che ha oscurato la compagine monitana”: ma va là…) di un 15/20 per cento di consensi.

Mentre tutto il resto risulta abbastanza scontato e prevedibile, questa è l’unica notizia davvero stupefacente: un quinto degli italiani continuerebbe a ritenere che il Cavaliere rappresenti la loro personale garanzia di poter continuare a farsi gli affaracci propri (la ragione vera, quanto inconfessabile, di un abbindolamento coronato da successo ventennale), quando la prova provata certifica che Lui si fa, si è fatto e si farà solo ed esclusivamente gli affaracci suoi. Alla faccia dei beoti creduloni che gli hanno prestato fede. Doppiamente tali se persistono.

Intanto le rilevazioni d’opinione segnalano in crescita il Pd del duo Bersani&Renzi, nonostante che la loro tanto lodata prestazione nelle primarie di centrosinistra si sia rivelata un’evidente combine. Naturalmente per chi non vuole bersi litrozzi di americanismo sgasato.

Ma ve lo immaginate un confronto a sbranamento libero Made in Usa in cui un candidato beccato ad aver incassato un centomila euro da tipetti come i Riva padroni delle ferriere (e per di più recidivo: si era prestato a fare il solitario difensore del governatore di Bankitalia Fazio, caro alle Coop emiliane, nell’estate dei “furbetti del quartierino”) non sarebbe crocefisso con chiodi immersi nel cianuro? E – sempre in quel confronto – pensate proprio che nessuno avrebbe chiesto rendiconti un po’ meno generici a quel giovane outsider con il giglio sulla maglietta e frequentazioni di villeggianti nelle isole Cayman?

Ma qui da noi ci si beve un po’ tutto. Difatti il tecnicismo di Monti e compagnia continua a piacere a una buona metà di connazionali. Si vede che non gli crea problemi tracannarsi lo sciroppo all’olio di ricino per cui i costi della crisi se li devono accollare le fasce più deboli della società. Con una particolare focalizzazione sui disabili e gli affetti da Sla.

Soprattutto bevanda da ingerire in silenzio, altrimenti poi ci rimane male l’Elsa Fornero, convinta di aver riformato questo Paese; eppure – commenta nella quotidiana intervista compiacente (l’idea di rapporto con l’informazione secondo madamin Crudelia) – “è brutto sentirsi soli e criticati”. Ma quando mai… la delusione potrebbe aggiungere un’altra grinza alla sua testina da tartaruga.

Se lo spettacolo è questo, ancora una volta si può solo dire: ben vengano i dilettanti allo sbaraglio di Cinquestelle. Così sbaraglieranno tutto, lasciandosi dietro soltanto cumuli di macerie; appunto, visto le credenziali di attitudine al ruolo da rappresentati del popolo in grado di esibire. Ad esempio nella mia regione – la Liguria – una pagliacciata definita Parlamentaria ha individuato la capolista al Senato nella sorella di un consigliere comunale (ma guarda la combinazione…) grazie al voto di 237 elettori (poco più di un condominio di amici). Anche se è certo che le prossime infornate parlamentari grillesche non potranno fare più danni di quelli che le hanno precedute. Con un vantaggio: almeno avremo la (ovviamente magra) soddisfazione di non vederci più attorno questa compagnia di saltimbanchi, queste bande di saccheggiatori della politica che ci hanno presi per il naso e per i fondelli troppo e troppo a lungo.

Dopo – forse – si potrà ricominciare a fare sul serio.

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